«Gli altri ospedali pensano a come riconvertire l'attività, qui a Vigevano ancora stiamo aspettando che si decida». Il personale del Pronto soccorso della città Ducale mostra un certo nervosismo. Per tre mesi di pandemia ha sostenuto il ritmo di un'attività che ha raggiunto picchi di stress inimmaginabili e ora, che i pazienti Covid-19 sono diminuiti a vista d'occhio, si trova alle prese con un altro problema: il ritorno alla normalità, nei ritmi e nelle strutture, che a quanto pare non è così semplice.
«Gli altri ospedali pensano a come riconvertire l'attività, qui a Vigevano ancora stiamo aspettando che si decida». Il personale del Pronto soccorso della città Ducale mostra un certo nervosismo. Per tre mesi di pandemia ha sostenuto il ritmo di un'attività che ha raggiunto picchi di stress inimmaginabili e ora, che i pazienti Covid-19 sono diminuiti a vista d'occhio, si trova alle prese con un altro problema: il ritorno alla normalità, nei ritmi e nelle strutture, che a quanto pare non è così semplice.
Il Pronto soccorso di Vigevano ora registra mediamente 70 accessi, praticamente quasi tutti per patologie diverse dal Coronavirus. I pazienti sospetti di contagio si sono ridotti al lumicino, normalmente, a tampone effettuato, ne viene confermato uno al giorno. Ma ciò nonostante i locali del Pronto soccorso dell'ospedale vigevanese continuano ad essere saturi. «Il perchè è presto spiegato: non sappiamo dove mettere i pazienti "ordinari" perchè i reparti non sono stati riconvertiti - spiegano gli operatori -. Quindi non sono ancora stati sanificati, tranne che le Medicine, ma soprattutto non sono disponibili posti letto in cui ospitare queste persone perchè la maggior parte degli spazi ricavati nei reparti erano assegnati ai contagiati».
credits:
la provincia pavese
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