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Bianca Garavelli, riflessioni dal terrazzo. «Così osservo la natura farsi spazio»

Intervista a Bianca Garavelli raccolta da Maria Grazia Piccaluga per la Provincia Pavese. "Il 4 marzo è uscito il suo romanzo 'Il dono della tigre' ma Bianca Garavelli, scrittrice e docente di Lettere, era già confinata nell'appartamento in centro a Vigevano, prigioniera del lockdown. Il post è completo di videorecensione del 'Il dono della tigre'.




Il 4 marzo è uscito il suo romanzo Il dono della tigre ma Bianca Garavelli, scrittrice e docente di Lettere, era già confinata nell'appartamento in centro a Vigevano, prigioniera del lockdown. Le porte delle biblioteche ormai sbarrate. E così, insieme a Laura Fedigatti della libreria "Le mille" e una pagina si è lanciata per la prima volta in una presentazione in diretta Facebook. «Non immaginavo potesse essere una così bella esperienza. Invece c'era molto più pubblico, persino una mia ex allieva collegata dalla Tunisia. E poi tante domande».Quindi non le sta pesando troppo l'isolamento?«Sono stata molto ligia sin dall'inizio ma devo essere sincera: rimanere in casa non è stato faticoso. Ho riscoperto il terrazzo e il silenzio che, in verità, è già stato interrotto dal cantiere sotto casa che ha ripreso a lavorare da qualche giorno.






C'è chi sta reinventando un modo diverso di vivere le città. Cosa ne pensa?«Soprattutto cittadine medio-piccole come la mia Vigevano andrebbero ripensate come spazi da vivere a piedi o in bicicletta, diminuendo il traffico, le automobili e quindi l'inquinamento. Ho percepito in questo periodo una qualità dell'aria migliore. Forse è un segnale».Della natura?«Di questo virus si è detto di tutto, persino che è uscito da un laboratorio. Non posso escludere nulla ma possiamo anche pensare che sia una sorta di conseguenza delle nostre azioni, dei danni che abbiamo arrecato al pianeta sul quale viviamo. Abbiamo disboscato, inquinato. Se il virus è passato all'uomo è forse perché abbiamo calpestato l'ambiente naturale».


Ho ripiegato sui social. Sono diventati il mio pane quotidiano, mi tengono connessa con il mondo esterno».Connessa anche con i suoi studenti.«Insegno al Castoldi, che fa parte dell'istituto Caramuel. All'inizio è stato il panico ma poi ci siamo assestati. I miei studenti sono molto più tecnologici di me, siamo in contatto anche con Whatsapp e Instagram».Ha consigliato loro qualche lettura?«Oltre ai classici Calvino, Svevo e ai romanzi storici sui Visconti, ho suggerito il Decameron per la vicinanza della situazione, la pandemia, l'isolamento».Lei è una studiosa di Dante, ha curato diverse edizioni della Commedia.


Cosa potrebbe insegnarci oggi il Divino poeta?«Potrebbe suggerire di fermarci e guardarci dentro, in profondità, per renderci conto che conduciamo una vita troppo frenetica, veloce, una vita che non ci consente di apprezzare davvero le cose. Penso a certi suoi personaggi che rimpiangono, dall'Inferno o dal Purgatorio, la vita terrena, le piccole cose, come un sorso di acqua di sorgente o un abbraccio. Dovremmo dare più valore alle cose semplici, ai momenti trascorsi con gli amici, un sorriso, un bel tramonto.





credits:

la provincia pavese



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